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  PROCESSIONE DEL VENERDI SANTO A CHIETI

 

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Fin dal giovedì sera, uscendo dalla visita al "Sepolcro" i fedeli incontrano lungo le vie cittadine gli artistici treppiedi sorreggenti le fiaccole, preannuncio delle cerimonie del giorno successivo. E già la tradizionale atmosfera mistica che caratterizza l’evento comincia a pervadere i luoghi e gli animi. La mattina del venerdì sembra che tutto si predisponga per la grandiosa manifestazione; un silenzio particolare che sembra farsi tangibile domina l’intera città; ogni attività viene svolta quasi al rallentatore e tutti vivono con ansiosa attesa il momento delle prove generali del Miserere. A mezzogiorno frotte di persone, cittadini e turisti, gli abitanti dei luoghi vicini, si affrettano a raggiungere la cattedrale. Nella cripta c’è un fervore mai visto, un correre, un agitarsi, di figuranti e curiosi. Tutti vogliono entrare nella cappella dell’Arciconfraternita: è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Nel corso dell’anno, infatti, essa è riservata soltanto ai confratelli per le loro funzioni religiose e, spesso, essa è un’autentica sorpresa per gli stessi chietini. C’è chi si veste, chi dà ordini, chi esegue concitatamente. La confusione sembra regnare sovrana. Mentre il via vai tra la cripta e la chiesa superiore si fa sempre

 

 

più frenetico, nell’Oratorio il governatore dell’Arciconfraternita presiede ad una commoventissima cerimonia, l’estrazione della statua del Cristo dalla nicchia che la custodisce per tutto l’anno, e ciò avviene come se si ripetesse per l’ennesima volta la deposizione di duemila anni fa nel sepolcro di Gerusalemme. Aiutato da altri confratelli nel silenzio più raccolto dei presenti, il governatore sostiene il Cristo e comincia una triste processione che accompagna la statua fino al catafalco già collocato, insieme con la macchina della Vergine, nella cappella del Segretariato. I paggi accompagnano la statua, cercando di

 

 

disciplinare la folla. Quando tutto è ben predisposto, con il Cristo deposto sulla pesante coltre di velluto nero arricchito da preziosi ricami e coperto da candido velo orlato d’oro, ai piedi della Madre Dolorosa, quattro paggi si dispongono agli angoli dei due simboli e le porte della cappella vengono chiuse dopo aver fatto uscire tutti gli estranei. Verranno riaperte soltanto nel pomeriggio, immediatamente prima dell’inizio del corteo.

 

Le navate della cattedrale vanno sempre più riempiendosi di fedeli e curiosi, ma le ragioni turistiche non riescono a spegnere il fervore che da sempre viene

 

alimentato dai riti della Passione. Tutti vogliono ammirare, vedere da vicino i trofei collocati nelle navate laterali, ognuno di essi guardati da quattro paggi immobili e silenziosi: a nessuno è consentito parlare con chicchessia, nemmeno con i parenti più stretti; si tratta di un’autentica guardia d’onore dal vago sapore militare o, meglio, del servizio di corte all’antica.

 

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