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VACANZE 2003 IN ABRUZZO

in Abruzzo

I COGLIONI DI MULO DI CAMPOTOSTO (AQ )

 

E' scoppiata e non ci si può fare proprio nulla. Non è solo questione di campanile, niente affatto. 

E' piuttosto questione di budello la guerra tra Norcia e Campotosto ma se il destino è scritto nel nome e se per vincere, nel lavoro come nella vita, ci vogliono gli "attributi", Campotosto è il vincitore indiscusso. Intanto qui, al Salone del gusto di Torino, Norcia non ci ha neppure provato a presentarle le sue mortadelline di Campotosto contraffatte, che per mesi ha spacciato sul mercato col nome tutto abruzzese di "coglioni di mulo": primo perché i produttori autentici, quelli che da secoli si tramandano tradizione e metodi di lavorazione, da abruzzesi tosti e gentili hanno cacciato fuori le unghie, secondo perché la gente del Parco non ci sta a farsi scippare un prodotto d.o.c. e si sta armando per scomunicare Norcia e tutti i contraffattori; e terzo perché i "coglioni di mulo" sono solo e soltanto di Campotosto, ci mancherebbe altro. Si è aperto così il Salone del gusto di Torino, con una guerra di mortadelle tra Abruzzo e Umbria e col Lazio che ha rischiato di brutto anche lui clonando una specie di "mortadella amatriciana". «Che differenza c'è? - si indigna Ernesto Berardi da Campotosto - La differenza è che i nostri "coglioni di mulo" non sono insaccati, è l'unico salume lavorato

completamente a mano. Una volta modellato, viene inserito il lardello e rivestito col budello ritagliato a mo' di lenzuolo». Loro, invece, quelli di Norcia, utilizzano sacchetti precuciti e insaccano col lardello congelato, insomma un bluff. E che dire del guanciale amatriciano, unico ingrediente autorizzato per la vera pasta dei pastori . «Abruzzese, anche questo - dice Berardi - Lo facciamo noi, a Campotosto ». E poi Amatrice non era forse abruzzese e l'Abruzzo non è forse terra di pastori ? «La pasta all'amatriciana l'hanno inventata loro, durante la transumanza ». In principio insomma, era la grigia. Poi i cuochi di Amatrice in cerca di fortuna a Roma, aggiunsero il pomodoro, ed ecco fatta l'amatriciana. Migliaia, da tutto il mondo, bambini, scuole famiglie e sacerdoti, in migliaia a caccia di sapori, odori e novità nel villaggio globale del gusto sponsorizzato dal pastificio De Cecco. C'era la fila, davanti al ristorante dei pastai di Fara ieri a mezzogiorno. E anche due giapponesine, udite udite, né vestite Gucci né Prada ma in kimono, sembrano testimonial ma non lo sono. «Siamo venute appositamente in Italia per il Salone del gusto. In Giappone mangiamo sempre la pasta De Cecco, condita col pomodoro. Buona la pasta, buonissima. Meglio del sushi, sicuramente». 

 

In uno scenario naturale meraviglioso con la vista del Gran Sasso, dei monti della Laga e dell'omonimo lago, Campotosto è un luogo ideale per le vacanze. Il paese è stato a lungo al centro di sanguinose battaglie tra l'Aquila ed Amatrice per questioni di confine.

 


Tutto questo accadeva nel 2003, poi le cose sono enormemente cambiate in seguito ai terremoti che si sono susseguiti in centro Italia e particolarmente i danni si sono avuti con quello del 2009. Paese quasi interamente distrutto e paura per la diga del lago omologo artificiale.

«A Campotosto non c’è più neanche un luogo per pregare». Il grido di aiuto arriva dalla presidente della Pro Loco di Campotosto Valeria Vertolli, che, in un momento emotivamente molto duro per la popolazione, pone l’accento sulla «totale assenza, in paese, di edifici di preghiera e conforto religioso accessibili». Gli eventi sismici del 18 gennaio – oltre a danneggiare quasi tutte le abitazioni del paese, a creare gravi difficoltà alle attività commerciali e produttive e a stravolgere, da tutti i punti di vista, la quotidianità della popolazione –  hanno colpito anche le tre chiese di Campotosto: la chiesa di Sant’Antonio Abbate, la chiesa di Santa Maria Apparente e la chiesa di Santa Maria Assunta. La chiesa di Santa Maria Assunta era già stata danneggiata dal sisma del 2009 e, resa pericolante dall’ulteriore terremoto del 18 gennaio, è stata demolita nei giorni scorsi per motivi di sicurezza, lasciando un doloroso “buco” nella piazza principale, che è stata anche temporaneamente privata, per fare spazio ai mezzi dell’emergenza e alle attività commerciali, da tutti gli arredi urbani, compresa la fontana-monumento. La chiesa di Sant’Antonio e la chiesa di Santa Maria Apparente erano invece scampate al sisma del 2009, ma ora sono inaccessibili: la prima si trova in piena zona rossa e la seconda era stata sottoposta a massicci puntellamenti già in seguito agli eventi sismici di Amatrice e Norcia e attualmente risulta chiusa. A Campotosto, insomma, sottolinea la presidente della Pro Loco, «in questo momento non si può celebrare neanche un funerale o una semplice messa in una struttura consacrata» e nelle tre frazioni del paese – Ortolano, Mascioni e Poggio Cancelli – la situazione è «purtroppo analoga». Un contesto che, in un momento emotivamente così duro, pesa molto ai residenti.

 

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