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CHIESA DI SANTA MARIA DELLA CIVITELLA (CH)
 

 

 

La Chiesa di Santa Maria Della Civitella

Prima del liceo, troviamo alla fine della salita la Chiesa di S. Maria della Civitella (chiamata anche chiesa di S. Maria del Carmine e ancor prima dedicata all'Assunta) e l'annesso convento. Da una descrizione di Vincenzo Zecca, la chiesa e il convento risultano essere stati fondati e costruiti anche grazie a lasciti di alcuni cittadini teatini, dal Beato Roberto di Salle (discepolo prediletto di quel monaco benedettino Pietro Angeleri, eremita sulla Majella e sul monte Morrone, che nel 1294 venne eletto Papa col nome di Celestino V, nella basilica di Collemaggio presente Carlo II d'Angiò) su un tempio dedicato a Marte, come si evince da una iscrizione posta dietro l'altare maggiore della chiesa.

 

 

Particolare del portale della  Chiesa

 

" SI MODO QUAE QUONDAM ARCEM CONSTRUXERE

SUPERBAM PER GYRUM GERNIS SAXA REVULSA SOLO

MARTIS NE DOLEAS ARCEM CECIDISSE THEATE.

OCCUPANT EN MARTIS VIRGO MARIA LOCUM.

se soltanto tu guardi intorno i sassi che, strappati al suolo

di Marte, formeranno un tempo la superba rocca,

non dolerti che sia caduta la fortezza teatina.

Ecco la Vergine Maria occupa il luogo di Marte. "

 

Anche questo convento è nato rispettando la regola urbanistica dei conventi della città: fare un unico anello difensivo attorno all'urbe. In una bolla di privilegi di papa Benedetto XI, datata 1304 ed emessa a favore dei frati Celestini di Chieti, viene citata la chiesa di S. Maria in Civitellis, attestando che a quell'epoca era già avvenuta la sua edificazione che risale appunto al 1295. Nel 1321 il priore del convento, fra Francesco di Chieti, commissionò al maestro Nicola Mancino di Ortona il bel portale di pietra di stile gotico ed apposto all'ingresso della chiesa, ancora apprezzabile. ( sull'architrave del portale della chiesa ci sono due iscrizioni : ANNO D. MCCCXXI FRATER FRANCISCUS DE CIVITATE THETINA FECIT FIERI HOC OPUS e nella parte sottostante, RGO MAGISTER NICOLA US DE ORTONA FECIT HOC OPUS.) In esso appaiono due testine scolpite, che alcuni sostengono essere il busto del Redentore e di Carlo II d'Angiò per i grandi privilegi concessi, mentre altri pensano piuttosto al volto del committente. Comunque il portale è uno dei più dotati di valore artistico fra quelli presenti in città e testimonia l'epoca medievale teatina. Nel corso dei secoli vennero stanziati fondi per la fabbrica dei Celestini, per le trasformazioni e gli ingrandimenti del monastero. Infatti è storicamente attestato che per la costruzione e il sostentamento della chiesa vi furono lasciti da parte di cittadini teatini, tra questi un certo Benvenuto Lorenzo Romano. Non sono mancati, però, come nel 1575, anno del giubileo, congrui contributi da parte della Municipalità Teatina. Il convento ha un chiostro ed un refettorio

Interno della Chiesa

risalenti al 1600, che nel corso dei secoli sono stati via via rimaneggiati ed ammodernati. Nel 1677 nobile abate romano, Girolamo La Serra, curò l’ampliamento del convento e la trasformazione della chiesa. La chiesa è a croce latina e a navata unica. Appena si entra a sinistra della porta, appare un pregevole affresco quattrocentesco raffigurante la Madonna della Neve forse tra Papa Celestino V e Beato Roberto da Salle o Sant'Antonio da Padova. Donato Teodoro nel 1739 ne affrescò la volta, lo storico Gennaro Ravizza volle essere sepolto in questa chiesa. Con il passare del tempo il numero dei monaci si ridusse fino a solo due unità e, nel 1798, il parlamento cittadino destinò il monastero a quartiere per il reggimento. Nel 1807, durante la reggenza dell'abate fra Saverio Durini, vescovo dei Marsi e di Aversa, Napoleone Bonaparte decretò  la soppressione degli Ordini religiosi e monastici, quindi anche i Celestini e la chiesa venne riadattata a caserma. La chiesa e il convento sono stati affidati dal 1931 alle Suore Orsoline che vi gestiscono l'Istituto della Beata Vergine del Carmine nel quale si svolgono attività didattiche e formative. Fu dopo la soppressione degli Ordini religiosi e monastici che probabilmente la vicina area archeologica occupata dall'anfiteatro fu rinterrata per formare un'ampia spianata. Il campo per esercitazione venne realizzato dall'alba al tramonto, opera rapida e ardita dell'anno 1853, ricorda Vincenzo Zecca. Negli anni venti del secolo

scorso ai margini della spianata furono costruite due palestre (una coperta e una all'aperto) il che permise lo svolgimento di esercitazioni militari e concorsi ginnici per ambo i sessi. Il tutto prese poi il nome di stadio della Civitella. ( Nel 1919 Chieti teneva già la squadra di calcio, lo Sport Club Chieti, con i colori nero-verdi, nata dalla fusione della RIIS (con magliette blu ), con la Novelli (magliette rosso-nere), e nel 1928 i teatini sfiorarono la promozione in B, perdendo per un punto la finale a tre. Negli anni Trenta il teatino Ermete Novelli, classe 1919, veniva definito il "portierone" del Chieti. Disputò con i colori nero-verdi i campionati di promozione 1940-41-42. A Novelli più volte tra gli anni '50 e '70 fu affidata la direzione tecnica della squadra; questi assieme a Guido Di Luzio e Tullio Di Clemente furono i tre giocatori Teatini più amati dagli sportivi nero-verdi) In esso furono disputate regolarmente partite di calcio e - fino a circa trent'anni fa- nel mese di maggio di ogni anno, in coincidenza delle feste patronali in onore di S. Giustino che duravano sei giorni, vi si disputavano numerosi concorsi ippici e i campionati studenteschi in cui ogni anno gareggiavano migliaia di giovani studenti di ogni scuola della provincia. Solo la costruzione di un nuovo stadio nella zona di Chieti Scalo e dopo gli scavi archeologici l'area è potuta tornare  alla sua destinazione originaria.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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